Il fratello sconosciuto del jet lag: il jet lag mentale. Come affrontarlo (e superarlo) senza troppi drammi

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Lo zaino non si sa come ha già sparso senza vergogna i suoi pezzi sul pavimento, la luce è fluttuante, i rumori incredibilmente ovattati, per essere in Asia.
Mentre concedi alla tua schiena il meritato riposo, dopo averla strapazzata come un uovo sotto il peso dei bagagli e attorcigliata nel tentativo di dormicchiare un po’ dentro gli esigui spazi del sedile dell’aereo, gli occhi socchiusi osservano frammenti di paesaggi esotici fare capolino attraverso le tende sottili, i polpastrelli accarezzano quella cosa surreale come solo un piumino disteso sul letto in una notte tropicale sa essere, le narici catturano quegli odori speziati che ti sono mancati terribilmente. 
Poi il trombettio di un geko fa scattare in automatico il gioco scaramantico che facevi sempre fino a due mesi fa: conti i versi, sperando che arrivino a 7 così ti porterà fortuna.
Ti senti felice. Ti senti a casa.
L’illusione dura pero’ solo il tempo di uno sbadiglio, perché mentre il sonno tarda ad arrivare, la mente comincia ad affollarsi di pensieri, ricordi, volti di persone.
Staranno bene? ti preoccupi. Che staranno facendo? Poi, immancabile, la megalomane che c’è in te afferra il microfono: Mi staranno pensando?? 
Oggi mia madre fa i cappelletti: oddio, i cappelletti. 
E tra una settimana ci sarà il Gatti Day con tutti gli amici: oddio, non sono mai mancata a un Gatti Day. 

… Ma che ci faccio qui??!

 

Souvenir fotografico dalla Romagna: salame e piadina coi ciccioli.

Ti senti persa. Ti senti anni luce da casa.
Per un momento vieni presa dal panico, se non accendi il pc per cercare un volo di rientro anticipato è solo per una questione di orgoglio.
Poi un nome ti torna in mente all’improvviso. Il battito rallenta impercettibilmente, i muscoli cardiaci e della gola si rilassano un po’, gli angoli della bocca si arricciano all’insù. Sorridi di te, anzi no, ridi proprio, perché ogni volta ti frega come fosse la prima.
Jet lag mentale… ti conosco mascherina!!

Il fratello sconosciuto del jet lag: il jet lag mentale

 
Nok Air: una delle tante compagnie aeree low cost thailandesi.

Nok Air: una delle tante compagnie aeree low cost thailandesi.

Di jet lag si parla un po’ ovunque: nella Lonely Planet, nei blog di viaggio, tra le chiacchiere di quattro amici al bar, in qualche scoop del tg5. Ma di ritmi circadiani e del loro scompiglio post viaggio discutono non solo avventurieri occasionali e giocolieri di parole, ma anche signoroni rispettabili: medici e farmacisti, sociologi e letterati.
Del “male da fuso orario” ne è, come gli si compete, pieno il mondo e chiunque abbia viaggiato in un paese lontano prima o poi ha dovuto fare i conti con almeno uno di questi effetti: difficoltà del sonno, disfunzioni gastrointestinali, un certo qual grado di rincoglionimento. Del jet lag ormai si sa tutto, è più dibattuto delle scie chimiche, più scandagliato del corpo di Belen, più additato di Corona. Insomma, una vera celebrità!
Ma ogni celebrità, si sa, ha un gemello, un fratello, quanto meno un cugino, sconosciuto. 
Un consanguineo che vive talmente di luce riflessa da farla rimbalzare via e rimanere nell’oscurità.
Il jet lag non fa eccezione.
Ecco a voi, signori, il fratello sconosciuto del jet lag: il jet lag mentale.
 

Che cos’è il jet lag mentale

Io in un disegno di Alice Poli (e lei nemmeno lo sapeva).

Io in un disegno di Alice Poli
(e lei nemmeno lo sapeva).

Quello che ci prendiamo la libertà di definire “jet lag mentale” null’altro è che la sindrome di chi viene e di chi va
È una sorta di bolla di sapone, che offusca e imprigiona in una Terra di Mezzo, in un limbo di tempo che non è più passato e non è ancora futuro, e soprattutto non è presente. Non siamo più a casa (qualunque essa fosse) e non siamo ancora nella nostra nuova dimora. Siamo apolidi. Siamo fantasmi vaganti.

I sintomi possono essere numerosi e variegati, tra cui spiccano:

Senso di straniamento spazio-temporale.
• Incapacità di distogliere l’attenzione da un pensiero fisso: ho fatto una cazzata.
Sospiri improvvisi e decontestualizzati.
Sonni disturbati da sogni vividi e gocciolanti lacrime di nostalgia.
Sensi tesi a percepire suoni, odori, scorci lasciati dietro le spalle.

 I sintomi durano normalmente da alcuni giorni a qualche settimana, ma in personaggi di particolare recidività, romanticismo o propensione ad accucciarsi in ciò che è stato possono perdurare anche un mese o più.

 

Come si previene il jet lag mentale

Il jet lag mentale è come l’amore: non si previene. Alcuni accorgimenti, però, possono ridurre la possibilità che da innocuo e necessario passaggio fisiologico, quale in fondo è, possa trasformarsi in un incubo invalidante che impedisce di vivere il presente:
 

1. Chiudi gli anelli aperti

Questo vale sempre nella vita, e in particolare prima di partire. Prima di lasciarti qualcuno o una situazione alle spalle, risolvi i conflitti. Comunica ciò che ti fa stare male, soprattutto a te stessa. Non fare mai e poi mai finta che vada tutto bene quando invece va tutto male. Chiarisciti. Sforzati di capire, perdona tutto quello che il cuore ti consente. Elimina quanto possibile ogni pretesto che ti tenga legata a doppia mandata al passato, distogliendo la tua attenzione dal presente.
 

2. Rendi netto il passaggio da un luogo all’altro

Sottinteso: da un momento all’altro. Come? Cambia abitududini: di alimentazione, di orario, di interesse. Fai qualcosa che non hai mai fatto, specialmente qualcosa che metta alla prova una tua paura o stuzzichi una tua debolezza: iscriviti a un corso di danza del ventre se ti vedi grassa, prendi qualche lezione di immersione se hai il terrore dell’acqua, rapati a zero se sogni fin da bambina una chioma lunga e vaporosa da sbandierare ai quattro venti e mitigare la tua insicurezza. Qualsiasi cosa che possa aiutarti a marcare i territori tra prima e ora, tra ciò che ti sei lasciata alle spalle e ciò che ti appresti ad afferrare: falla. Dai voce alla tua creatività e ascoltati, che il tuo corpo sa sempre di che cosa hai bisogno. 
Anche accettare l'invito di un gruppo di perfetti sconosciuti puo' essere un modo di creare uno spartiacque tra prima e dopo.(Eugenio Bennato in concerto a Bangkok, il giorno dopo il mio arrivo).

Anche accettare l’invito di un gruppo di perfetti sconosciuti puo’ essere un modo di creare uno spartiacque tra prima e dopo.(Eugenio Bennato in concerto a Bangkok, il giorno dopo il mio arrivo).

3. Evita i drammi

L’essere umano ha una certa qual dose di teatralità nel sangue, il seme del dramma affonda le radici nel nostro dna né più né meno del bipedismo. E se anche tu personalmente ne sei immune, probabilmente gli altri no. Ogni “addio”, ogni “ultimo saluto”, ogni “chissà quando ci riveremo” è una stilettata al cuore che, oltre a fare un male cane, ha il terribile difetto di presentare come titanico un evento (la tua partenza) che in realtà è uno sputo nell’ecosistema generale, e questo finirà inevitabilmente per legarti al passato a doppio filo. Trasforma perciò (senza che gli altri lo sappiano), gli ultimi appuntamenti in penultimi appuntamenti, i saluti strappalacrime in pacche sulle spalle, i tragici addii in rassicuranti arrivederci.

Come si cura il jet lag mentale

Hai presente un puntino nel contesto di un dipinto aborigeno? Ecco cosa sei tu, cosa sono io, cosa siamo tutti noi.

Hai presente un puntino nel contesto di un dipinto aborigeno? Ecco cosa sei tu, cosa sono io, cosa siamo tutti noi.


Il jet lag mentale è come la morte: non si cura. 
Una delle più grandi, dolorose e liberatorie intuizioni di cui l’uomo divenuto adulto può fregiarsi è che siamo esseri divini, ma non siamo Dio. Siamo della stessa sostanza dei sogni, siamo energia, esattamente come le foglie, le coccinelle, i sassi e le costellazioni, siamo personaggi in cerca d’autore che si scoprono a un certo punto essi stessi autori. Ma al contempo siamo parte di un mistero globale, il cui progetto totale ci sfugge, e per fortuna, aggiungerei, altrimenti sai che noia?
E i misteri globali più che capiti vanno seguiti.
Questo non significa affatto che siamo impotenti di fronte a un fato che tiene le redini del mondo, ma solo che siamo un puntino di pennello all’interno di un disegno gigante che tutto riguarda e tutto permea. C’è un mistero oltre le nostre spalle e la nostra vita cosciente che ha una logica e un tempo tutti suoi e ai quali non resta che accordarsi.
Perciò: abbi pazienza. Non pretendere che tutto  passi all’istante. I dubbi, i fraintendimenti, gli spaesamenti, le paure fanno parte del percorso. Di più: sono indispensabili. E quando passeranno (forse) o quantomeno si attenueranno (questo di sicuro) ti scoprirai molto più capace di calarti nel presente di quanto avresti ottenuto buttandotici a pesce e fingendo di non vedere il passato. E potrai goderti la tua nuova vita così come merita.
In fondo ormai dovresti averlo imparato che se esiste un modo per fare passare qualcosa più in fretta è prestargli attenzione. Ignorarlo, invece, non farà che tenerlo in vita.

 
 

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