Il Viaggio: quel grande maestro di vita

ricomincio da chiang mai

I miei piedi, mentre attendono all’aeroporto di Koh Samui di essere riportati a Chiang Mai.

Di ciò che distingue il viaggio turistico dal Viaggio vero e proprio ho già accennato qualche tempo fa.
Ci tengo a precisare che non è quella che in termini tecnici viene definita una “sega mentale”, ma una distinzione importante: si tratta di due binari diversi che conducono a due mete diverse. Parlano due linguaggi diversi, arrivano a profondità diverse.
Il Viaggio, per come la vedo io, può assumere molte forme ma è sempre caratterizzato da una marcata impronta soggettiva. Il Viaggio, cioè, è un’esperienza personale, non stereotipabile, in gran parte indicibile e non comunicabile
Eppure il Viaggio è anche mito, archetipo, affonda le proprie radici nell’inconscio collettivo. È, in senso prettamente filosofico, una Categoria e come tale è identificabile attraverso alcune qualità. Toglietele e avrete a che fare con qualcosa di profondamente diverso. Annullatele e il Viaggio si scioglierà come neve al sole e per le mani vi ritroverete l’incubo di ogni Viaggiatore che si rispetti, il cui nome è sufficiente a scatenargli l’orticaria. Cinque lettere che nel suo immaginario collettivo riassumono il peggio del peggio: Vacanza (brrrrr!).
Queste qualità sono anche grandi insegnamenti, che una volta appresi porteremo con noi in quella grande avventura che è la vita, e che non ci faranno mai più guardare alle cose con gli stessi occhi di prima.
Ecco i grandi insegnamenti del Viaggio, i piccoli immensi segreti di cui (per fortuna) non ci libereremo più.

Lentezza

 


Anche di questo ho già parlato. Comincia a venirmi il sospetto che come tante donne non faccia che ripetere le stesse cose. Poco male, ho avuto la dengue e posso permettermelo (cit.)!
La lentezza, dicevamo. Il Viaggio è lento per definizione. Se abbiamo fretta significa che:
  1. abbiamo un tempo piuttosto limitato a nostra disposizione, e questo di solito si addice più alla vacanza che al Viaggio;
  2. rinunciamo al grande privilegio che il Viaggio ci concede: osservare, procedere, vivere senza fretta.

La fretta uccide la sanità mentale; mettete pressione a una persona, mettetele fretta e la condannerete allo stress. L’essere umano ha bisogno di tempo per conoscersi, per fare ciò che desidera, per osservare i paesaggi con la giusta attenzione, per vivere le persone e le situazioni con la profondità dovuta. L’essere umano ha bisogno di lentezza per assaporare le gioie della vita, senza correre il rischio che queste gli passino sotto il naso non viste.

Assenza di progettualità

 
Il tipo di paesaggio che può fare saltare in aria ogni progetto.
L’unico pregio dei progetti è che quasi sempre vengono disattesi
Il sospetto è che io voglia far passare un difetto per un pregio, una carenza per una ricchezza…
… Esattamente! Non è forse questo che fa la differenza nel modo di approcciarsi alla vita? Chi si fissa sui difetti e se ne fa condizionare avrà assicurato un surplus di fatica rispetto a chi fa di necessità virtù. 
Io sono sempre stata un disastro a progettare. La pianificazione mi difetta come a un elettore del PD la speranza. Ed è sempre stato un cruccio per me, l’ennesimo motivo per colpevolizzarmi, per non ritenermi all’altezza delle aspettative mie e altrui. Potete solo immaginare la gioia che ho provato quando ho scoperto che questo difetto diventava un pregio se calato nel giusto contesto. 
Nel Viaggio la progettualità non solo non è utile, ma è persino dannosa. Ogni volta che viaggio continuo ad abbozzare una sorta di progetto perché questo mi pone in pace con la mia coscienza, e perché l’istinto dell’uomo è esattamente questo: allungare la mano e tentare di plasmare la realtà che ha di fronte, nell’illusione di avere il controllo di ciò che invece ha il cuore e l’istinto di un puledro selvaggio. Non sto dicendo che la vita sia priva di razionalità, solo che quasi sempre questa qualità ci sfugge, quindi tanto vale vivere come se non esistesse.
Continuate perciò a fare i vostri progetti, ma siate pronti a vederli saltare in aria come coriandoli. Soprattutto, siate pronti a mollare la presa, a lasciarli andare quando vedete che la vita vi porta verso altre direzioni. Non resistete e assisterete al più grande miracolo che ci sia concesso assaporare: la vita che prende vita sotto i nostri occhi, in barba alle aspettative, alle convinzioni, ai progetti appunto. 
La vita è come un’onda: non provate a contrastarla, perché verreste scagliati contro gli scogli. Abbandonatevi a essa, invece, e verrete portati verso il suo segreto piu’ profondo.
 

Annullamento della comfort zone

Immergersi in una lingua sconosciuta: un ottimo stratagemma per uscire dalla propria comfort zone.

Siamo abituati fin dalla nascita a cullarci dentro il nostro bozzolo. Il bozzolo non siamo noi, ma l’illusione di noi. Il bozzolo è ciò di cui ci hanno convinti la società, le aspettative, i giudizi, le nostre paure. E anche se non siamo felici dentro questo bozzolo facciamo di tutto per tenercelo stretto, ci accucciamo dentro le sue pareti in posizione fetale, per quello strano paradosso che caratterizza la vita di ogni essere umano: meglio la sofferenza e l’infelicità dell’ignoto. Meglio restare aggrappati a ciò che conosciamo, anche se non ci soddisfa, perché il mondo fuori è sconosciuto e non si sa cosa ci riservi. La sofferenza puo’ dare assuefazione, non scordiamocelo mai.
Regalatevi un Viaggio e vedrete il bozzolo sfaldarsi come farina. Scoprirete che tante cose con cui vi siete identificati non solo non sono importanti, ma non esistono proprio. Scoprirete di essere molto diversi da come credevate.
Se vuoi conoscere una persona, capire davvero com’è, sapere che cosa la distingue dal resto del mondo, toglila dal suo bozzolo, allontanala dai suoi punti di riferimenti, privala della sua comfort zone.
Come tutti i processi di crescita non è un passaggio indolore. È probabile che vi sentirete persi. Èprobabile che attraverserete momenti in cui vi sentirete allo sbando, privi di un’identità precisa. E soli, terribilmente soli.
Ma dopo la “crisi” raccoglierete i pezzettini di voi stessi e potrete godervi lo spettacolo più affascinante che a essere umano sia concesso: la caduta del velo, la scoperta del proprio vero essere.

 

Tao

 
Da http://blog.unicomitalia.org/2012/12/18/il-tao-della-creativita.
 Gli opposti, perdio. Non scordiamoci mai che la vita, il mondo, le situazioni, noi stessi… tutto è una continua danza di forse opposte e complementari, di polarità di segno diverso che si compenetrano e riassumono l’essenza dell’Universo. Yin e Yang, negativo e positivo, freddo e caldo, luna e sole, femminile e maschiele, nero e bianco. Sempre. In ogni istante. 
Da quando sono in viaggio, ogni volta che tendo a scordarmelo cadendo in quelle generalizzazioni pericolose e inveritiere, accade qualcosa che mi ricorda che gli assoluti non esistono e che nessun quadro è mai stato dipinto con una singola pennellata
Quando sono arrivata a Ko Phangan, minuscola isola del Golfo di Thailandia, l’idea era di fermarmi una settimana, dieci giorni a esagerare se proprio tutto fosse andato non bene, meravigliosamenteHo finito per restarci un mese.
Mi è bastato posare i piedi sulle sue spiagge per innamorarmene alla follia. Poi sono arrivati i particolari: le gite in motorino a esplorare l’interno selvaggio, la scoperta della casetta piena di simboli fallici in omaggio al primo spirito femminile del villaggio di Chaloklum, le chiacchierare senza fretta con gli abituè del ristorante Rimini, il suono della fisarmonica trasportato dal vento sul finire del giorno. 
Ma il pensiero che sarei potuta restare abbastanza a lungo da sentirla “casa mia” mi coglieva sempre nello stesso momento: quando mi abbandonavo alla corrente del mare nella posizione del morto, intrecciavo le dita sotto la nuca e lasciavo che il mio corpo si lasciasse andare al movimento dell’acqua. Restavo minuti interi a osservare le nuvole striate, poi spingevo lo sguardo alle estremità: davanti, ai lati, dietro di me. E il mondo mi appariva di una bellezza tale da sembrare quasi pericolosa, quel tipo di bellezza che può fare perdere il senso del tempo e dello spazio. Che può fare saltare in aria ogni progetto. 
E proprio quando cominciavo pensare che il paradiso in realtà esisteva e aveva un nome, una consistenza e un odore, il becco di una zanzara mi ha fatto tornare con i piedi per terra. La mia isola, che mi aveva dato leggerezza, amore, lentezza e serenità un bel giorno mi ha spedito all’ospedale.
Yin e Yang, appunto.

Impermanenza

Non pensiamo a quello che lasciamo, ma a quello che ci aspetta.
Ecco l’ultimo (e forse il primo) grande insegnamento del Viaggio. Tutto è impermanente. Noi, le persone che ci circondano, quello in cui crediamo, quello che ci rende felici. Qualcuno un giorno ha detto: “Il saggio dubita spesso e cambia idea. Lo stupido è ostinato, non ha dubbi. Conosce tutto fuorché la sua ignoranza”.
Perciò, impariamo a non aggrapparci a nulla: farlo ci porterà solo dolore. 
Ho passato una vita a rabbrividire sentendo queste parole. Mi sembravano espressione di un cinismo agghiacciante, una resa di fronte ai sentimenti, alle emozioni. 
Solo ora comincio a capire che non aggrapparsi non significa non vivere. È esattamente l’opposto! Significa vivere al 300% quello che ci capita, nella consapevolezza che oggi c’è e domani chissà. Significa ricordarsi che se tutto è di passaggio, questo vale per le cose belle, è vero, ma vale anche per quelle brutte. Significa sapere che se qualcosa ci sfugge dalle dita è perché le nostre mani sono pronte per ricevere qualcosa di nuovo.
Quando sono salita sulla barca che mi portava via dalla “mia” isola, per un momento ho sentito la classica stretta al cuore. Lasciamo sempre un pezzettino di cuore in quello, o in chi, abbiamo amato. 
Poi ho girato la testa, e davanti agli occhi non avevo più un’isola da cui mi allontanavo, ma un’isola a cui mi avvicinavo.
Cosa mi attendeva? Non ne avevo la più pallida idea. Ma ero certa che non vedevo l’ora di scoprirlo.
 

Che cosa ha insegnato, a te, il Viaggio? Condividilo nei commenti!

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