Città di mare, di vento e di sole. Di storie antiche e di sapori senza tempo. Città di spazi e di vuoti assoluti. Città di gabbiani e di cani randagi. Di santi, di marinai e di contadini. Città di vino e di logori rimpianti, di vecchi oltre il tempo, di pietre arse di sudore, di parole e di segni senza ali. Città dell’infinito e del muro senza scampo, di pini leggeri e di foglie passate. Città di fenici venuti dal mare, di arabi senza terra, di popoli nutriti dalla storia. Città di miti e di illusioni, di musica e di silenzi nascosti. Città di mistero e di futuro.
Mazara del Vallo:
Quando il Nord Africa incontra la Sicilia
Nicolò Cristaldi è indubbiamente quel che si dice un personaggio. Già esteticamente è difficile da scordare, con quel paio di baffoni che sembrano intinti nello zabaione, ma è il curriculum a elevarlo davvero al rango di uomo meritevole di menzione.
Giornalista, scrittore, politico, cavaliere di Malta, cavaliere della Gran Cruz dell’Ordine di Isabella la Cattolica (che faremo tutti finta di sapere chi è), collezionista instancabile di vitalizi secondo la migliore tradizione italiana, Cristaldi più che un uomo è un collage di titoli.
Ma non è di Cristaldi che in questo articolo si vuole parlare. in questo articolo si vuole parlare di Hajto. Che è sempre Cristaldi, ma nella sua talentuosa versione artistica.
Perché l’uomo che dal 2009 ricopre il ruolo di Sindaco di Mazara del Vallo, splendida cittadina sicula affacciata sul Mediterraneo e protesa verso la Tunisia, è artista eclettico e di discreta fama, abile nella pittura, nella scultura e nella ceramica.
E come si addice al vero talento, che esce dal singolo uomo e si proietta come un dono verso l’umanità tutta, Hajto ha fatto della sua arte un mezzo di recupero urbanistico.
È grazie alle sue ceramiche, infatti, che sono rinati i vicoli di Calatafimi Segesta, paesino dell’entroterra trapanese, e il centro storico di Mazara del Vallo.
E a me, che arrivo a Mazara del Vallo in una rovente giornata di giugno ignara di tutto questo, non resta che spalancare gli occhi e restare a bocca aperta.
La casbah
L’intrico di vicoli che formano la casbah di Mazara del Vallo è il dono che resta quando le culture sanno fondersi senza fagocitarsi. Il barocco si incunea tra le maioliche arabe, le chiese normanne si amalgamano alle rotondità di quelle che un tempo furono moschee, l’odore del pane cunzato sfuma tra quello dei brik e del cous cous di pesce.
Siamo in terra sicula ma ci si perde nel labirinto di vie come in una medina – i suoni, gli odori, i colori sono quelli di una città che nasce multietnica e vive multiculturale, perché i cristiani e i musulmani qui hanno imparato a coesistere da sempre.
Come si sia arrivati a questa fusione pacifica lo spiegano le ceramiche appese ai muri delle vie. Si narra la storia di Mazara del Vallo, si narra degli arabi, dei normanni, dei cristiani, si narrano le diverse religioni e gli abbracci di culture, si narra di come la ricchezza si trovi solo là dove riposa la diversità e l’integrazione.
Ma Hajto con i suoi baffoni ha fatto molto di più che ridare vita al centro storico della sua città attraverso l’arte. Ha sdoganato l’arte dall’artista dando voce a quel che di solito viene ignorato, a chi spesso viene zittito anziché ascoltato.
Ha dato voce al vento, alla poesia, ai bimbi. Poi queste voci le ha dipinte e le ha appese ai muri.
E ora silenzio, che parlino le immagini.
La street art di Mazara del Vallo